All for love GDR

"A lungo avevo osservato quel vecchio edificio, la scuola, aveva un certo effetto su di me. Era come se anche il destino della morte fosse scritto, e che dovessi trovarvi il compimento proprio lì."

Alzati. "Buongiorno". Arriva puntuale. Sorridi. Saluta. Studia. Mangia. Ripeti da capo. Un copione mai nuovo. Esisto sul serio? O sono la bambola di mamma e papà? I lunghi capelli corvini si muovono come artigli ansiosi, che vorrebbero spezzare le sbarre della gabbia dorata. "Sei una figlia perfetta", mormora l'eco, e la porticina della mia prigione arrugginita cigola.
Soffoco nella maschera che mi hanno agganciato, ma la mia pelle e la sua sono ormai un tutt'uno. Le tenaglie tintinnano contro le mie ossa, plasmate a loro immagine. “Basta, vi prego!” Urla schiantate in pezzi sul mio cammino tracciato da volti famigliari, che si trasfigurano in sorrisi macabri e lunari di derisione. I denti di chi mi ha dato la vita affondano nell'anima come bisturi invadenti, banchettando col mio essere e rendendomi quello che hanno sempre desiderato. Annaspo sotto una corrente di obblighi, finendo sul fondo col corpo contuso e pesante.

"I ragazzi sono tutti uguali: la moda ha dirottato le loro menti sulla stessa lunghezza d'onda. Nessuno è abbastanza interessante da poter essere legato alla vita del tristo mietitore. Ma la ragazza è messa in mezzo, i suoi capelli corvini giacciono a terra, incrostati di fango, mentre la folla deride. È così ogni giorno, e io allungo le mie mani sul collo dell'aggressore, spezzando la sua vita."

La notte m'inghiotte e il freddo lacera le carni, crepando la maschera, allentando i rapporti e disintegrandone la solidità. Ironico: sembra come se qualcuno stesse cercando di toglierla per me, di liberarmi... Il loro affetto famigliare sta colando come melma lungo il mio capo. Perché sto tornando a scuola? Perché non rientro a casa? Le carezze dei vestiti sporchi sui lividi sono le sole che abbia mai ricevuto. Un richiamo, lugubre e sinistro, incita ad entrare. Forse è solo la paura dell'ennesimo rimprovero che mi allontana dai miei? Inspiro a fondo. Quando ho smesso di essere la loro bambina? Un rantolo disperato affiora sulla bocca, soffocato dal bavaglio dell'obbedienza. L'edificio vuoto mi sorride mentre ne varco la soglia. Sento un respiro onnipresente alle mie spalle, che s'insinua come una lama nella schiena. Chi c'è? Chi sta attirando i miei passi? Ho infranto il coprifuoco, mi puniranno, vero? Lacrime stantie e codarde. È tardi, ormai, per singhiozzare...

"Chi è? Sento passi, piccoli passetti leggeri. Ah, la simpatica bambina che tanto ho aiutato. È tempo che tu mi restituisca il favore. Ma è notte, come mai sei qui? Poco importa, piccola mia: raggiungimi, e fa calare la tua vendetta sulla città. Vieni con me e abbraccia la morte. Abbracciami."